CENTRO DI RICERCHE STORICHE - ROVIGNO
DOCUMENTI x
LA VOCE DEL POPOLO E I GIORNALI MINORI
UNIONE DEGLI ITALIANI DELL'ISTRIA E DI FIUME
CASA EDITRICE EDIT — FIUME
1979
CENTRO DI RICERCHE STORICHE - ROVIGNO
DOCUMENTI V
LA VOCE DEL POPOLO E I GIORNALI MINORI
UNIONE DEGLI ITALIANI DELL'ISTRIA E DI FIUME
CASA EDITRICE EDIT — FIUME
1979
Comitato redazionale MARIO BONITA — ANTONIO MICULIAN LUCIANO GIURICIN — GIOVANNI RADOSSI ENNIO MACHIN — LORENZO VIDOTTO
Direttore responsabile prof. GIOVANNI RADOSSI
Proprietà letteraria riservata secondo le leggi vigenti.
Tipografia « Otokar Kersovani »
Pola — Pula 1979
DOCUMENTI V
«LA VOCE DEL POPOLO» E I GIORNALI MINORI
introduzione di Luciano Giuricin
La presente edizione è stata realiz- zata grazie al contributo offerto dalla Conferenza regionale dell'ASPL di Fiume.
II volume viene dedicato:
— al 60° anniversario della fondazione del PCI—LCI, dello SKOJ e dei Sin- dacati rivoluzionari
— al 35"° anniversario della nascita de LA VOCE DEL POPOLO
— al 357° anniversario della costituzio- ne del'’UNIONE DEGLI ITALIANI DELL’ISTRIA E DI FIUME
— al 107° anniversario della fondazione del CENTRO DI RICERCHE STORI- CHE di Rovigno
ei
35 ANNI FA NASCEVA « LA VOCE DEL POPOLO »
Dopo «Il Nostro Giornale» e «La Nostra Lotta» («Documenti» II e III) è venuto pure il momento della ristampa fotostatica del foglio partigiano «La Voce del Popolo», che completa la trilogia dei più im- portanti giornali italiani stampati alla macchia nella regione dell'Istria e del Quarnero, i quali ebbero un ruolo di fondamentale importanza nel campo dell’informazione anche dopo la Liberazione
«La Voce» era l’ultimo nato, destinato forse a rimanere il figlio minore dell'intera e florida famiglia editoriale in lingua italiana sorta durante la Lotta popolare di liberazione se a favorirlo non fossero in- tervenute una serie di circostanze, prima tra tutte quella che trasformò Fiume nel centro politico e amministrativo più importante della Re- gione, dove si concentrarono pure le principali attività del gruppo et- nico, compresa l'Unione degli Italiani. Alla sua affermazione giovarono pure avvenimenti politici particolari che portano «Il Nostro Giornale», il combattivo quotidiano distintosi durante l'occupazione anglo-ameri- cana di Pola, e «La Nostra Lotta», noto settimanale dell'ex Zona B, a fondersi con «La Voce del Popolo».
Quest'anno il nostro quotidiano, che ha ereditato tutte le tradizioni e accomunato tutti i valori della nostra stampa dal tempo di lotta in poi, festeggia i suoi 35 anni di vita. Si tratta di un evento molto im- portante che coincide con il XXXV anniversario della fondazione del- l'Unione degli Italiani. Migliore occasione quindi non c'era per celebra- re questi avvenimenti con la presentazione di una nuova importante opera del Centro di ricerche storiche, i «Documenti V», dedicata ap- punto a «La Voce del Popolo», che dell’Unione degli Italiani fu ed è tutt'ora il principale portabandiera e portavoce.
Abbiamo detto un’opera dedicata alla «Voce» in quanto l’attuale raccolta, a differenza delle due precedenti, non include solamente tutti i numeri di questo giornale pubblicati durante la lotta, ma anche una serie di altri fogli partigiani minori che altrimenti non avrebbero avuto l'opportunità di diventare mezzo di consultazione, di analisi e di stu-
11
12
dio per quanti si interessano di questi cimeli storici. Intendiamo par- lare delle riviste partigiane «Noi Giovani» e «La Donna Istriana» e delle edizioni ciclostilate che rispondono ai nomi di «Il Notiziario del Po- polo», «Le Notizie», «Notiziario», «Notizie» e «Radio-Notizie» uscite in Istria nei più disparati periodi del 1944, con una funzione precisa: quella di informare gli antifascisti italiani sugli avvenimenti e i più importanti momenti politici e militari relativi al conflitto mondiale e alla guerra popolare di liberazione.
Ci siamo decisi per questa soluzione dopo aver costatato definitiva- mente che l’intera collezione de «La Voce del Popolo» del tempo di lotta comprende tre soli numeri, tutti rintracciati dopo lunghe e faticose ri- cerche. Fino a qualche tempo fa si temeva di non poter riuscire a por- tare a termine quest'impresa. Lo stesso direttore del nostro Centro Giovanni Radossi, nella sua introduzione al volume «Documenti III» che raccoglie «La Nostra Lotta», ebbe a dire che «sono risultati finora vani tutti gli sforzi atti a creare una collezione del foglio "La Voce del Popolo”». Pertanto questa nostra nuova iniziativa coronata da successo, assume un significato di gran lunga più importante di quanto si possa supporre.
Dopo questa operazione rimarranno ancora da realizzare la ristam- pa di altri due fogli partigiani della nostra regione: «La Libertà» e «Lottare» che, come si sa, erano destinati principalmente ai soldati ita- liani dell'esercito occupatore e più tardi ai combattenti italiani del- l'’EPLJ. In seguito il Centro rivolgerà la sua attenzione ai numerosi altri giornali partigiani in lingua italiana usciti nel Litorale sloveno e nelle altre zone facenti parte oggi della R. S. di Slovenia, portando così a termine un compito di notevole importanza che darà modo agli specia- listi del ramo, e soprattutto ai giovani connazionali di conoscere a fondo uno dei più genuini e originali aspetti della nostra Resistenza qual'era appunto la parola scritta, considerata già allora un'arma efficace quan- to e forse più del fucile.
Come e perché nacque «La Voce del Popolo»? Sulla storia del no- stro quotidiano è stato scritto ampiamente in diverse occasioni, il più delle volte però in maniera frammentaria e imprecisa con articoli cele- brativi o memorialistici. Il prof. Eros Sequi, che fu uno dei principali artefici della nostra stampa partigiana, nelle sue numerose rievocazioni,
dedicò ampio spazio a «La Voce del Popolo». In una di queste occasioni ebbe a dire:
« ... Poi Il Nostro Giornale va dedicandosi sempre più all'Istria e la regione fiumana è assunta dalla Voce; ragioni di economia e di trasporto naturalmente, poiché le pubblicazioni viaggiavano a spalla di corrieri partigiani. Così Il Nostro Giornale n. 21 non ri- portava alcun articolo riguardante strettamente Fiume, e quasi nien-
te parla dell'Istria il n. 2 della Voce che uscì contemporaneamente ai primi di novembre».!
È da tener presente che proprio in quel periodo ebbe luogo una riorganizzazione del potere popolare con la nuova suddivisione del ter- ritorio regionale da quattro a tre circondari. Fino allora, dal gennaio 1944 quando erano stati costituiti, funzionavano appunto quattro CPL circondariali: quello di Pola con Rovigno, Dignano ed Albona, quello di Pisino che abbracciava anche il territorio di Parenzo, quello di Pin- guente con tutto il Carso e il Buiese e infine il Circondario di Fiume.? In tutto questo territorio, oltre all’Agit-prop regionale che disponeva di solide tipografie dove si stampavano i giornali regionali quali il «Glas Istre», «Il Nostro Giornale», «Lottare» e tutto il restante materiale pro- pagandistico di un certo impegno, erano stati creati per ognuno dei quattro circondari, dei centri di propaganda più o meno efficienti con proprie «tecniche», dove venivano stampate pure delle apposite edizioni in lingua italiana (giornali, notiziari, opuscoli, volantini, ecc.) per le esigenze locali.
Con questa riorganizzazione, che ampliò il circondario fiumano, si procede ad una nuova ripartizione dei compiti anche nel campo pro- pagandistico. Già allora la città di Fiume, quale centro principale del- l'intera regione, stava assumendo un'importanza strategica e politica di grande rilievo non solo per il Movimento popolare di liberazione, ma anche per il nemico che aveva concentrato qui tutte le più disparate forze di reppressione e collaborazioniste: ustascia, domobrani, fascisti, macechiani, cetnici, ai quali si aggiungevano reazionari e gruppi equi- voci d'ogni colore che facevano a gara per seminare l'odio nazionale e sfruttare a proprio favore la situazione di totale sbandamento causata dal presagito crollo che tutti vedevano ormai prossimo e inevitabile. Tra queste forze un posto preminente spettava agli «autonomisti» e ai cosiddetti «liburnisti» che predicavano l’attendismo e lanciavano parole d'ordine contro la Lotta popolare e l'ordinamento da questa prospettata per Fiume, portando in pratica l'acqua al mulino dei tedeschi. Da qui la necessità di condurre un'azione massiccia di propaganda per sma- scherare tutti questi nemici del Movimento di liberazione. Ecco perché il 27 ottobre 1944 apparve per la prima volta «La Voce del Popolo», or- gano del Comitato Cittadino Popolare di Liberazione di Fiume. Infatti, già in questa occasione il nuovo giornale si getta subito nella mischia appostrofando nell'articolo «La padella e le braci» il pericoloso gioco dei reazionari d'ogni colore con queste parole:
«... Ma questa volta, di fronte agli sciovinisti Jugoslavi (cet- nici, ustascia, macechiani); di fronte agli imperialisti reazionari 1. Supplemento de «La Voce del Popolo» del 27 ottobre 1969.
2. Herman Bursic: »Razvoj narodne vlasti u juZnoj Istri od 1944—1945«. Pazinski memo- rijal, libro 6, Pisino, 1977.
13
14
italiani (Sforza e compagni), di fronte agli autonomisti e ai filofa- scisti del partito liburnico, si trova una forza che prima non c’era. Questa forza è il popolo armato, è l'Esercito liberatore, è il nuovo stato democratico».
La «Voce» continua su questa linea e con tono sempre più aspro anche nei numeri seguenti fustigando tutti i nemici con gli articoli «Giù la maschera» (n. 2) e «La feccia reazionaria» (n. 3).
Anche la sua testata era tutto un programma. Lo spiega proprio l'articolo di fondo del primo numero intitolato «La vera voce» che ini- zia con questa frase:
«La Voce del Popolo era il vecchio giornale di Fiume, fondato nel 1885. In esso gli Italiani della città usavano la loro lingua e trattavano le loro questioni cittadine».
La folta schiera degli antifascisti italiani di Fiume aderenti al Mo- vimento popolare di liberazione a cui era rivolto il giornale, compren- de subito le finalità e gli intendimenti del nuovo foglio partigiano. Per- ciò i fiumani lo divulgano con entusiasmo nelle fabbriche, negli uffici, nelle case e nelle scuole, passandoselo clandestinamente di mano in mano, perché vedono in questo giornale, contrassegnato dall’immanca- bile stella rossa e dal motto «Morte al fascismo — Libertà ai popoli» la loro vera voce, la voce della loro città.3
«Oggi il problema della nostra città è di nuovo alla ribalta — dice l'editoriale in parola — Essa dovrà avere quella soluzione che veramente è conforme agli interessi dei fiumani; è giusto quindi e necessario che il popolo faccia sentire la sua voce; e questa volta sarà la sua vera voce.»
E aggiunge poi perentoriamente:
«Su questo giornale scriveranno tutti i cittadini di Fiume, che oggi combattono raccolti nelle file del Fronte Unico Popolare di Liberazione per la libertà e la vera democrazia».
Dunque non solo la voce del popolo, ma si proclama sin dal prin- cipio la voce degli Italiani e dei loro diritti perché ... «L'aspirazione dei cittadini di Fiume a voler governare la propria città, al rispetto della propria lingua, della cultura, delle tradizioni proprie, è una giusta aspi- razione.»
Altro importante argomento trattato dalla «Voce» riguarda la pro- paganda per la mobilitazione nelle file dell'Esercito popolare di libera- zione della Jugosavia al fine di scuotere i fiumani dall’indifferenza. Si-
3. Luciano Giuricin: «La vera voce» in «La Voce del Popolo» del 26 ottobre 1974.
gnificativo a questo riguardo lo scritto di «Luigi» intitolato «L'ultimo momento», rivolto agli indecisi «rimasti fedeli al letto caldo» in attesa dell'«ultimo treno» per impegnarli ad offrire «la loro collaborazione per il comune benessere e il domani». «Non vi siete mai domandati» — dice l’articolista — «a che punto ci troveremmo noi oggi se anche loro (i combattenti) avessero aspettato l’ultimo momento?»
Dello stesso tono più o meno è anche l'articolo «Cos'ti bazili» (n. 2) in cui si rileva che... «molti fiumani ancora continuano ad essere in- differenti e non si accorgono quasi, come vari mascalzoni li consegnano, mani e piedi legati, all’occupatore compiaciuto, mentre si preparano a sfruttare scientificamente la proverbiale neghittaggine, e tutti i "Cos'ti bazili”, predicando l’attesismo e seminando, d'accordo con i fascisti, l'oddio fra italiani e croati...»
Molto preoccupante per il Movimento di liberazione era allora an- che il problema dei cosiddetti lavoratori della «Todt», che non sapendo o volendo ribellarsi diventavano schiavi dei tedeschi.
«Ho veduto vicino a Fiume varie squadre di giovani fiumani costruire una trincea — scrive Magone nell'articolo / morti parla- no ai vivi. — Il primo moto dell'animo verso questi ignavi fu il disprezzo. Perché è degno di disprezzo colui che serve supino l'oc- cupatore della propria città. Maggior disprezzo merita poi costui quando, a poche centinaia di metri, può udire il crepitio delle mi- tragliatrici che difendono la libertà dell'Istria e di Fiume; quando sa che a poca distanza da lui combattono e muoiono i suoi concit- tadini in armi; quando nella stessa città ode le scariche sinistre dei plotoni d'esecuzione ...»
Questi erano pure gli argomenti preferiti che venivano trattati nel- la rubrica dialettale «Soto la tore» da parte dei popolari e simpatici personaggi «fiumani patochi» Toni e Gigi. Si tratta del primo e unico esempio registrato in tutta la storia della stampa partigiana in lingua italiana della Regione, che verrà poi seguito a più riprese dalla stessa «Voce» dopo la liberazione.
Molto spazio veniva dato dal giornale anche al futuro della città che si prospettava florido se unita al suo naturale retroterra e alla nuo- va Jugoslavia democratica e popolare che «darà a Fiume la sua auto- nomia municipale, perché il rispetto di tutti i diritti nazionali e politici è il suo fondamento», come si afferma nell'articolo citato «La padella e le braci», firmato Alberto.
Per questi diritti e per questa soluzione i fiumani lottavano nelle file dell’EPL come rileva il compagno Marco nell'articolo «Incontro con i combattenti fiumani», nella sua visita fatta ai partigiani della «prima compagnia fiumana». Nelle retrovie, intanto, si davano da fare gli atti-
15
16
visti del Movimento di liberazione; è il caso della notizia inviata dal gruppo di operaie della Manifattura tabacchi firmata Bianca, Idea, Ma- ra, Adele, Inici, Anna, Rina, Neva e Luciana il quale, «malgrado la vigi- lanza del barbaro aggressore, si riunisce e discute dei problemi di oggi e di domani», in primo luogo quello di aiutare l’esercito con la grande gara per la raccolta di viveri e vestiario che impegnava tutta la città in quel periodo e di cui la »Voce» presenta numerosi resoconti e notizie inviati dalla folta schiera di corrispondenti. Eloquente a questo propo- sito l'invito redazionale pubblicato nel n. 2, di collaborazione con il giornale che dice:
«Fiumani! Scrivete i vostri pensieri e le vostre aspirazioni alla Voce del Popolo. Fate che la vostra voce si senta alta e forte. Siamo noi i padroni del nostro destino. Non lasciate che i reazionari autonomisti e tutte le cricche di speculatori facciano i loro conti sulle vostre spalle. Smascherateli e combatteteli. Il potere e l’auto- nomia municipale di Fiume sono del popolo, di tutto il popolo onesto. Serratevi tutti nelle file combattive del Movimento Popo- lare di Liberazione perché la libertà che viene sia la mostra li- bertà.»
Il primo numero de «La Voce del Popolo» ebbe un parto abbastan- za difficile e complesso. Sull'importante momento abbiamo alcune te- stimonianze di Eros Sequi, che può essere considerato il padre di que- sto foglio partigiano, avendolo scritto quasi da solo come venne anche rilevato nell'articolo «Ricostruito definitivamente l’atto di nascita del- la Voce»:
«Grazie a questi compagni (tipografi, dattilografe, ecc. intervi- stati dall'autore in occasione del XXV anniversario della fondazio- ne del giornale) abbiamo costatato definitivamente che il primo numero de La Voce del Popolo è stato redatto e stampato in una baracca nel bosco di Cvije, sopra Kukuljani, da parte del prof. Eros Sequi, che lo ha compilato da ‘solo, della dattilografa Ester Blazié e del tipografo partigiano Josip Slokovié-Branko, responsa- bile della tipografia partigiana "Pobjeda” con sede a Benasi. A Cvije, dove già da tempo si era stabilito il Prop-odjel, ossia lo stato maggiore della propaganda partigiana croata e italiana della Regione, proprio in quell'epoca era stata costituita una piccola fi- liale della tipografia partigiana di Benasi, conosciuta col nome scherzoso di Salata. Ed è proprio qui che venne creato il primo numero, anche se il centro vero e proprio era sempre il famoso bunker di casa Lutié nel villaggio di Benasi.»4
4. Luciano Giuricin: Supplemento de «La Voce del Popolo» del 27 ottobre 1969.
Lo conferma lo stesso Eros Sequi in una sua testimonianza nella quale ebbe a dire tra l'altro:
«... Avendo ormai io fatto il mio tirocinio con Il Nostro Gior- nale, con Lottare, il primo Canzoniere partigiano italiano e tante altre pubblicazioni, mi fu affidata la stesura quasi completa del primo numero del nuovo giornale italiano: La Voce del Popolo. Andrea stava male, e toccò a me a rimboccarmi le maniche e scri- vere. Ho qui il mio notes di allora, dove sono segnati gli specchietti delle nostre pubblicazioni, le impaginazioni, gli argomenti, la data e il numero di copie previsti e i risultati conseguiti. Mancano pro- prio i dati del n. 1 della Voce.»5
* * *
IL PRIMO NUMERO DELLA « VOCE »
In una rievocazione precedente nel XX della fondazione del giornale Eros Sequi scrisse ancora:
« Che fatica per fare il primo numero de La Voce del Popolo e che soddisfazione vedere le prime copie uscite dal ciclostile, stese sul tavolo con le lettere un po’ sbavate dal rullo troppo bagnato d'inchiostro. Quei pochi fogli di piccolo formato ci sembravano un capolavoro, come ci pareva di aver compiuto un'impresa di immen- sa importanza. E in realtà, considerate le circostanze, non sbaglia- vamo. Non possiamo negare il contributo assai grande dato dalla Voce così modesta com'era tipograficamente alla lotta liberatrice e la funzione che essa ha poi assolto. »%
Lo stesso Sequi ci confermò in diverse occasioni le affermazioni citate, non certo nel senso di aver compilato da solo tutto il numero in quanto c'erano stati diversi collaboratori, ma di essere rimasto solo e unico responsabile con questo lavoro appena iniziato, poiché il numero uno della Sezione italiana dell’Agit-prop, Andrea Casassa, si era amma- lato. Una forte mano naturalmente gli venne data da Luciano Bernadi-Ma- gone, che oltre a firmare l’articolo « I morti parlano ai vivi » aveva rea- lizzato la simpatica rubrica dialettale « Soto la tore » creando i due ca- ratteristici personaggi Toni e Gigi, essendo egli l’unico fiumano della redazione. Per quanto riguarda le altre firme: Luigi, Alberto, Marco, Carlo, ecc., a detta sempre di Sequi, si trattava in genere di nomi fittizi, più che di pseudonimi o nomi di battaglia di eventuali autori: « Gli articoli venivano fatti quasi tutti da noi su suggerimenti della base, dopo continue discussioni e scambi d'opinione. »
5. Eros Sequi: Ibidem. 6. «La Voce del Popolo» del 27 ottobre 1964.
17
18
Andrea Casassa si fa vivo subito al secondo numero ed anche al ter- zo firmando con la letiera A (Andrea) gli articoli di fondo.
Sotto il diminutivo di rino, che firma l'articolo dedicato al « Com- pagno Carrabno », si nascondeva il compianto Giovanni Cucera, recen- temente scomparso. C'è ancora una firma, quella di B (Benito) 1urcino- vich, responsabile dell'attività culturale del battaguone italiano « Pino Budicin », già presente in quell'epoca con altri scritti su « Il Nostro Gior- nale », cnt.Ia la sua prima apparizione mel n. 3 della « Voce » con una corrisponaenza dal titolo: « Attraverso la Slovenia ». Un prezioso aiuto per reaigere « La Voce del Popolo » veniva olterto anche da Cesco Des- santi, che lascio la sua impronta di provetto disegnatore, assieme ad An- are Lusicié, su quasi tutte le pubblicazioni italiane dell'epoca e anche ill inolte croaie. dua è la vignetta che rappresenta ‘loni e Gigi intenti a discutere « 1 loro problemi » sotto la iorre di lume, nonche la testata e 1 titoli principali.
ll giornale, come si vede, non aveva una vera e propria redazione, propri tipograti o addetti ai vari servizi ausiliari. Quando era da stam- pare «La Voce del r'opolo », « Il Nostro Giornale » 0 qualche opuscolo in lingua italiana tutti si concentravano in questo lavoro, croati o italiani, senza distinzione. Altrettanto succedeva per la stampa croata.’
« Eravamo insieme come oggi italiani e croati — dice Eros Sequi nella citata rievocazione — e insieme si discutevano la situa- zione e la tisionomia generale dei giornali. Poi Ante Drndié e Fedor Olenkovié preparavano « Il Glas istre » e noi, redazione italiana, «La Voce ». Otello (Vladislav Dinter) forniva a tutti le notizie dei bollettini radio, i corrieri partigiani ci portavano quelli di Fiume e dell'istria. ll resto bisognava scriverlo: articoli di tondo, com- menti, pezzi politici e via di questo passo. Ester (Blazic) batteva ie matrici e ie passava a Nevenko (Podreka), capo della tecnica italiana, che aiutato da Gigia e Nina, provvedeva a stampare le mi- gliaia di copie, a rilegarle e a distribuirle nei pacchetti indirizzati ai destinatari, cui le avrebbero fatte arrivare i corrieri superando, a rischio della vita, ogni blocco tedesco e repubblichino. »*
Si lavorava da mattina a sera, e anche di notte, alla luce puzzolente del carburo; e lavorando si avvertiva meno il vuoto dello stomaco o la mancanza di vitamine che faceva divorare avvidamente le bacche dei carnioli. La carta veniva sempre in tempo, portata a spalle attraverso il Carso castuano o le montagne del Gorski Kotar; arrivava persino da Milano, quando non era sufficiente quella fornita dai depositi della
7. Luciano Giuricin: «Supplemento — Voce» del 27 ottobre 1969. 8. Eros Sequi: Allegato de «La Voce del Popolo» del 27 ottobre 1964.
«Vedetta». Tutto a forza di spalle e di gambe e di coraggio. ma «La Voce » doveva uscire.?
E infatti uscirono regolarmente tre numeri, tutti nel 1944: il primo con la data del 27 ottobre, il secondo il 18 novembre e il terzo il 24 di- cembre. Tuiti e tre in sei paginette ciclostilate, formato 22 per 23 cm, ad eccezione del n. 3 che ha un formato leggermente maggiore. Per quanto concerne la tiratura possediamo solamente un unico dato preci- so riportato da Sequi che, nel suo taccuino di appunti, in quella data, segnò: « La voce » n. 2 è uscita in 6 pagine e 1000 copie. »!°
Poi ci fu un lungo silenzio. Il n. 4 uscì appena quando Fiume fu liberata, e porta la data del 5 maggio 1945, stampato però in una vera tipografia, anche se in formato ridoiio. 1 motivi che causarono questa interruzione di 4 mesi per un giornale ben avviato ed importante come era «La Voce del Popolo» sono ancora in parte da verificare. Una cosa è certa: all'uscita dell'ultimo numero di dicembre la sospensione non era affatto prevista. Lo conferma, tra l’altro, la rubrica a puntate «Sto- ria del movimento di liberazione» pubblicata nell'ultima pagina del giornale, primo esempio di «feuilleton» nella stampa partigiana regio- nale da includere tra l'importante materiale di studio per i militanti e gli attivisti che veniva letto e commentato nelle varie riunioni, rubrica rimasta interrotta alla terza puntata in attesa della continuazione, mai però realizzata. La mancata apparizione del numero 4 durante la lotta deve essere attribuita certamente a cause di forza maggiore, subentrate improvvisamente senza dar tempo agli interessati di poter reagire. Cosa era successo di così inatteso da dover interrompere improvvisamente l'attività attorno alla «Voce»?
Secondo Eros Sequi a quell'epoca (gennaio 1945) ci fu un'improv- visa e massiccia offensiva nemica su tutta la zona. Basti dire che nel Casiuano, dove era concentrata allora tutta l'attività della stampa e propaganda regionale, oltre alle forze tedesche e ustascia, si erano instal- lati 15 mila cetnici in fuga dalla Jugoslavia. L'Agit-prop e le tecniche dovettero giocoforza spostarsi d'urgenza verso Delnice per stabilirsi più tardi nella nuova base di Zalesine. Pertanto tutta l'attività rimase quasi paralizzata per un determinato periodo. Non c'era, dunque, né tempo né modo di fare la «Voce». Anche gli altri giornali non uscirono per un buon periodo. Ad esempio l'interruzione de «Il Nostro Giornale», il più importante foglio partigiano in lingua italiana che usciva quasi quindi- cinalmente, durò circa due mesi: dall'8 dicembre quando uscì l’ultimo numero (22) del 1944 al 1° febbraio data di uscita del primo numero del 1945. Intanto erano sopraggiunti nuovi e più importanti compiti che impegnarono diversi membri dell’Agit-prop regionale, specie della se-
9. Ibidem. 10. Eros Sequi: «Supplemento — Voce« del 27 ottobre 1969.
19
20
zione italiana, i quali furono dirottati verso altre e più urgenti attività, come ad esempio quella dell’intensificazione dei corsi di partito in lin- gua italiana che si tenevano a Ljeskova Draga (Zalesine), istruttori dei quali erano pure Casassa e Sequi. Eros Sequi, poi, era stato inviato in Slovenia per procurare materiale teorico in lingua italiana e quindi in missione presso il battaglione «Pino Budicin», che aveva chiesto l’aiuto della sezione italiana per organizzare meglio l’attività ideologica e cul. turale. Ma l’azione più significativa, che occupò per lungo tempo i diri- genti dell’Agit-prop, si presentò tra gennaio e marzo quando furono organizzati i preparativi per la nota riunione di Zalesine (6 marzo 1945) del Comitato Esecutivo dell’Unione degli Italiani dell'Istria e di Fiume, che può essere considerata la vera e propria conferenza costitutiva del- l'organizzazione in quanto proprio qui venne elaborato il programma e creata la base del suo sviluppo. Nello stesso tempo «Il Nostro Gior- nale» assunse un ruolo sempre più importante; sin dal primo numero del 1945 (1° febbraio) detto giornale ospitò diversi articoli e notizie di Fiume scritti da Eros Sequi (Esse), da Casassa, da Magone e da altri articolisti che erano della «Voce» («G. Staflin e compare», «I panni sporchi», «Mlekarizze e fascisti», «Di chi è la colpa», «Botte in famiglia», «Gioventù di Fiume», «Gloria ai martiri di Fiume», ecc.), sostituendosi in parte alla «Voce» anche nello stile degli articoli e negli argomenti che fino allora questa aveva trattato. I complessi momenti che precedet- tero la febbre della liberazione con tutti gli altri urgenti compiti e mis- sioni affidati ai responsabili del lavoro di propaganda (Eros Sequi, tra l'altro era stato inviato nel territorio di Rovigno) influirono definitiva- mente prolungando la sua interruzione. «La Voce», come detto, ritornò tra il suo pubblico immediatamente subito dopo la fine della guerra, questa volta «Edito a cura del Comitato Cittadino del Fronte Unico Po- polare di Liberazione di Fiume». E... «fu proprio La Voce del Popolo ad uscire prima in una vera tipografia, installandosi negli uffici e nella tipografia di quella che era stata La Vedetta d'Italia»! ... diventando prima trisettimanale e quindi quotidiano dell'intera regione, tanto da superare per importanza i suoi ben più blasonati precessori «Il Nostro Giornale» e «La Nostra Lotta» che più tardi assorbirà in differenti pe- riodi.
Dal primo numero uscito 35 anni fa, via via fino ad oggi, superando tutti i periodi più burrascosi e difficili della nostra esistenza e condu- cendo battaglie indimenticabili, «La Voce del Popolo» ha svolto e sta svolgendo tutt'ora una funzione di inestimabile valore, sempre in prima linea, a difesa degli interessi della classe operaia, dei principi che stanno alla base del nostro ordinamento socialista d'autogoverno e dei diritti del gruppo nazionale di cui è stata l'alfiere sin dai giorni della Resi-
11. Ibidem.
stenza, quando si presentò timidamente alla ribalta definendosi «La vera voce» per mettersi a disposizione del popolo perché «faccia senti- re» finalmente «la sua voce».
LE RIVISTE PARTIGIANE
L'estate del 1944 può essere considerata uno dei periodi più proficui e interessanti per lo sviluppo del Movimento popolare di liberazione in Istria. Il grande slancio rivoluzionario delle masse popolari e l’impo- nente mobilitazione che registrò, proprio in quell'epoca, un afflusso di combattenti nelle file dell’EPL senza precedenti, portando alla costitu- zione della II e quindi della III brigata che assieme alla «Gortan» in cui militava il battaglione italiano «Pino Budicin», diedero vita alla 43° Divisione istriana (29 agosto). L'esistenza e la protezione di queste unità permisero lo svolgimento di importanti raduni popolari, come la I° Conferenza regionale del Fronte Femminile Antifascista dell'Istria, la Conferenza della gioventù antifascista e delle donne del Carso, non- ché di azioni di massa quali, ad esempio, la battaglia per la difesa del grano condotta da numerose brigate giovanili di lavoro, le prime che si costituirono da noi durante la lotta.
Questo periodo è contrassegnato pure da un avvenimento di straor- dinaria importanza per gli antifascisti italiani: la costituzione dell’'Unio- ne degli Italiani dell'Istria e di Fiume, che ebbe luogo nella località di Camparovica (Albonese) il 10 e 1’11 luglio 1944, la quale nel suo «Appel- lo» chiama a raccolta tutti gli Italiani per unire le loro forze nel Mo- vimento popolare di liberazione, mobilitandole nella lotta per la cac- ciata dell’occupatore. Sotto questa spinta si moltiplicarono gli sforzi per dare vita ad una massiccia azione di propaganda tra le masse antifasciste italiane, creando una serie di nuovi fogli partigiani locali e specializzati in lingua italiana quali: «Notiziario» e «La Nostra Lotta» di Pola, «Notizie» di Pinguente, quindi «Noi Giovani» e «La Donna Istriana», usciti tutti tra luglio e agosto 1944.
Si trattò di un'impresa poderosa anche dal punto di vista tecnico, specie per gli ultimi due giornali, che possono essere considerati delle vere e proprie riviste partigiane regionali sia per il numero delle pagi- ne, sia per i disegni interni e di copertina e per altre soluzioni tecniche.
«Noi Giovani» e «La Donna Istriana» uscirono in doppia edizione insieme ai confratelli croati «Jedinstvo mladih» e «Istranka». Come per tutti gli altri giornali ideati e stampati presso l’Agit-prop regionale sui monti del Castuano, anche per queste riviste esistevano delle redazioni comuni, anzi la stessa redazione per tutti, la quale per l'occasione aveva mobilitato i più alti esponenti del Movimento popolare di liberazione dell'Istria, e in particolare quelli della Gioventù e del FFA. Per questi siornali in lingua italiana, oltre ai soliti attivisti della sezione italiana,
21
22
furono impegnati pure Giorgio Sestan, che allora faceva parte del Co- mitato regionale dello SKOJ dell'Istria, e in particolare Francesco Des- santi (da Rovigno), il bravo disegnatore che illustrò tutti i numeri, an- che quelli dell'edizione croata.
L'uscita della rivista «Noi Giovani» fu preceduta da un «lancio pubblicitario» se così possiamo esprimerci. Infatti sul n. 14 del 10 lu- glio 1944 de «Il Nostro Giornale» leggiamo questa inserzione:
«Uscirà prossimamente la rivista Noi Giovani edita a cura del Comitato regionale della Gioventù Antifascista dell'Istria. Così an- che i giovani italiani avranno il loro giornale, nel quale essi potran- no parlare del loro lavoro, della loro lotta, dei loro problemi. Per- ché questa rivista possa essere veramente l'espressione della nuova gioventù, la redazione invita i giovani a collaborare attivamente indirizzando la corrispondenza al Comitato regionale dell'USAOH per l’Istria.»!?
«Noi Giovani» faceva copia con la rivista giovanile croata «Jedinstvo mladih», ambedue organi della gioventù antifascista dell'Istria, ma già si distingueva per una certa autonomia. La prima fu stampata in 20 pa- gine (comprese le copertine) e in 1050 copie, la seconda in 47 pagine e 2100 esemplari.!
Differivano tra loro nella veste tipografica: meno pagine «Noi Gio- vani» ma di maggior formato (21 per 31,5 cm); nella copertina, anche se i motivi dei disegni erano simili: due giovani (uomo e donna) che marciano con il fucile e un fascio di grano, nonché nell’impostazione di alcuni articoli, seppure il grosso del materiale era più o meno il medesi- imo per ambedue i giornali.
A creare i presupposti fondamentali per dar vita a queste due nuove riviste giovanili fu un avvenimento di eccezionale importanza: il II Con- gresso della Gioventù Antifascista della Jugoslavia, svoltosi nel maggio 1944 a Drvar che diede un notevole impulso all’organizzazione e rilanciò tutta l’attività dei giovani impegnati sul fronte e nelle retrovie. Prova ne siano le numerose conferenze, i raduni, gli incontri, le competizioni giovanili che ebbero luogo in quel periodo in tutte le località dell'Istria e in seno alle unità partigiane. Infatti, ben sei articoli su altrettante pa- gine di «Noi Giovani» sono dedicati a questo Congresso al quale presen- ziò anche il compagno Tito, di cui il giornale riporta i punti più salienti del suo discorso ai giovani di tutta la Jugoslavia. Ci sono poi impressioni sull’assise da parte dei giovani delegati istriani, i compiti fissati dal Congresso, l'intervento del rappresentante della gioventù antifascista
12. Giacomo Scotti: «La stampa partigiana dell'Istria in lingua italiana» — «Quadernis vol. IV, Centro di ricerche storiche, Rovigno 1974-1977. 13. Ibidem.
dell’Italia, l'incontro dei giovani istriani con il compagno Tito. Seguono alcuni articoli dei gruppi giovanili di combattimento a Buie, Umago, Barbana, Albona, Arsia, Abbazia e Fiume e il sacrificio di alcuni giovani italiani caduti nella lotta.
C'è persino una pagina dedicata ai più giovani, denominata «L'an- golo dei pionieri», rubrica ripresa subito dopo la liberazione da «La Voce del Popolo» dalla quale nascerà più tardi il giornalino «Il Pioniere». Ma l'articolo più importante e interessante, anche dal punto di vista storico, è quello firmato da «Vid» (Vladimir Svalba). Si tratta del suo ultimo scritto prima di cadere sotto il piombo nemico di ritorno dalla riunione di Camparovica, nella quale venne fondata l'Unione degli Ita- liani, di cui Vid fu uno dei principali promotori e protagonisti. Non per niente l'articolo in parola, intitolato «Combattiamo anche questo nemi- co», è dedicato alla gioventù italiana sulla quale l’autore riponeva le maggiori speranze per la partecipazione in massa degli Italiani nelle file del Movimento popolare di liberazione di cui la costituzione dell’Unio- ne degli Italiani doveva rappresentare il primo grande passo. In calce un trafiletto della redazione rileva pure che «questo è l’ultimo articolo dal compagno Vid (Vlado Schwalba), recentemente caduto nella lotta liberatrice», ed aggiunge poi: «Il compagno Vid, croato nato a Fiume, può essere considerato il pioniere della fratellanza italo-croata», per ribadire infine: «Sulla sua cara memoria noi giovani italiani giuriamo che seguiremo fino in fondo la strada che egli con la sua parola, col suo lavoro e con la lotta ci ha indicato».
Naturalmente, questa rivista così varia, consistente e impegnativa, poteva uscire fino a quando le condizioni lo avrebbero permesso. Così al primo numero ne seguì un altro, doppio (2—3), datato agosto—otto- bre 1944, come fu anche il caso di «Jedinstvo mladih».
A questo numero doppio di ben 38 pagine, comprese le copertine, che può essere definito il più voluminoso e impegnativo giornale par- tigiano in lingua italiana della Regione, hanno collaborato, oltre ai soliti giornalisti partigiani (Casassa, Sequi, Olenkovié, Dessanti) numerosi dirigenti giovanili di allora quali Vladlen (Ljubo Drndié) — che parla tra l'altro di Fiume che «sta creando il suo battaglione» — Stefica Ko- pitar, Mario Hrelja, Alberto (Berto Crnja?), Berto Plovanié, Niko Ka- tunar, Vilim Stefan (la cui firma appare anche sul n. 1 assieme a quella di Vence Mihic), tutti membri del Comitato regionale dell'USAOH per l'Istria. A questi vanno aggiunti i combattenti italiani Benito Turcino- vich del battaglione «Budicin» e Giovanni Vigini del III battaglione III brigata istriana, nonché gli attivisti giovanili che si firmano Marco (dal quale veniamo a sapere che fino ad allora «la stampa italiana ha edito
23
un milione di copie»), Pippi, Lea, Vlasta, Anita, Vanna, Marini, Emil, Wanda e Costanzo; questi ultimi autori di articoli parlano della morte del liceale fiumano Ivo Poscani, comandante della I compagnia fiumana, e di Riccardo Bencich, delegato della stessa compagnia.
Tra i numerosi articoli pubblicati, due meritano particolare men- zione costituendo altrettanti importanti documenti: si tratta dell'ultima lettera del giovane umaghese Mario Muggia scritta prima di essere fu- cilato il 9 settembre 1944 al cimitero di Cosala (Fiume), assieme ad altri otto ostaggi, e di un articolo postumo di Aldo Negri dal titolo «I nostri grandi caduti ci guidano». Come documentazione sono interessanti pure l'articolo tratto dal «Goranski vjesnik», in cui si parla dei combattenti italiani della XIII Divisione che hanno il loro giornale tascabile «La Nostra Strada», nonché la serie di notizie sulle conferenze distrettuali della Gioventù antifascista del Carso (il cui servizio di sicurezza venne svolto dal battaglione italiano «Pino Budicin»), di Albona, di Montona, di Gimino, di Pinguente, di Pola, presenti in quest'ultima oltre 600 gio- vani tra i quali molti italiani di Dignano, Gallesano, Rovigno e Pola. Delle 34 pagine scritte, ben tre questa volta sono dedicate ai pionieri, nelle quali figura persino una canzone musicata appositamente per lo- ro, e una allo sport.
Nei giorni immediatamente seguenti la liberazione venne stampato a Pola, in una vera tipografia, un altro numero di «Noi Giovani». Più tardi, nel 1947, uscirono altri due numeri, questa volta bilingui, che furono il preludio della nascita del giornale «Vie Giovanili» (1948) e che ebbe maggior fortuna.
Mentre il giornale dei giovani italiani, rispetto al suo confratello croato, si distinse per una certa autonomia, «La Donna Istriana», Gior- nale del Fronte Femminile Antifascista per l'Istria, era una copia della rivista croata «Istranka», uguale persino nel disegno della copertina. Lo afferma anche la stessa redazione in una nota esplicativa in prima pagina nella quale si legge:
«Questo giornale uscirà in doppia edizione, italiana e croata, coi rispettivi titoli di: '’La Donna Istriana” e ”Istranka”. Esso contribuirà a rinsaldare l'unione di tutte le donne italiane e croate dell'Istria e a rendere perciò sempre più profonda la fratellanza dei due popoli nella lotta antifascista e nella nuova libera vita».
Nell’editoriale dal titolo «Perché esce "La Donna Istriana”» vengono fissati i compiti del giornale, il principale dei quali è: «di raggruppare attorno a sé tutte le donne dell'Istria, Italiane e Croate, della campa- gna e della città, perché si conoscano e si avvicinino tra di loro, per- ché si crei l'unione di tutte le antifasciste dell'Istria per raggiungere la fratellanza nella lotta...»
Altro compito «del nostro giornale è di dare impulso all'educazione sociale della nostra donna, rimasta molto arretrata durante i lunghi anni di schiavitù fascista, nei quali ogni progresso era soffocato dal regime di oppressione. Di far conoscere le ragioni del Nostro Movimento e il posto che spetta alle nostre donne, oggi nella lotta e domani nel- l'organizzazione della nuova vita statale, in cui anche la donna italiana dovrà entrare cosciente del valore e della raggiunta libertà e della par- tecipazione attiva che da lei si attende e che è riservata.»
Anche questi giornali per la donna, come le due riviste giovanili, erano sorti all'insegna di un importante avvenimento: la I Conferenza del Fronte Femminile Antifascista dell'Istria, che si svolse il 25 e 26 luglio nel bosco di Gvozd, presso Raspo nel Carso, alla presenza di oltre un migliaio di delegate, tra le quali molte italiane, provenienti da tutte le località della regione sfidando ogni sorta di pericoli, noncuranti delle guarnigioni nemiche che stavano vigilando dovunque. Lo conferma in particolare l'articolo «In vista della Conferenza regionale del FFA per l’Istria» firmato Dina (Zlatié) presidentessa dell'organizzazione e respon- sabile del giornale.
La Conferenza regionale diede un grande impulso alle organizzazioni femminili istriane e il nuovo giornale si incaricò di divulgare tra le donne italiane i principi fondamentali del Fronte Femminile e del Mo- vimento popolare di liberazione, come stanno a dimostrare gli articoli: «La nostra via» di Zdenko Stambuk, «Che cosa è il FFA e quali sono i suoi compiti», «Le donne godono degli stessi diritti degli uomini» di D. Z. (Dina Zlatic), «Il nostro potere popolare» di Dusan Diminic, pre- sidente del CPL regionale dell'Istria e «Le donne dell'Istria al fronte e alle retrovie» di Joza Skoéilié, commissario della 43° Divisione istriana.
Nelle 24 pagine, comprese le copertine, figurano una lunga serie di articoli esplicativi di carattere divulgativo quali il racconto «La Sibi- riana» e «Mamma Moskuito» dai racconti cinesi, ma anche numerose corrispondenze sulla lotta, l’attività e l’eroismo delle donne istriane dai titoli: «Cadute per salvare i compagni feriti», «Nessun terrore può pie- gare lo spirito combattivo delle donne istriane», «I doveri delle compa- gne membri del CPL sono grandi», «Una compagna fiumana scrive», «Mi dispiace essere troppo vecchia» ecc., firmati Lucia, presidente del FFA del villaggio, Veronica del distretto di Cepié, Leda, Valeria. Interessanti pure i dati forniti nella corrispondenza inviata da Kira sulla «Conferen- za del FFA del Carso» in cui si rileva che «... era presente il valoroso battaglione italiano "Pino Budicin”, il comandante del quale ha parlato esprimendo la riconoscenza che hanno tutti i nostri soldati per le nostre coraggiose donne, che tante volte, sudate, ma conscie del loro dovere di madri antifasciste, hanno salito la montagna per portar loro da man- giare nel bosco.»
25
26.
I «GIORNALI» MINORI
La terza ed ultima parte di questa raccolta è riservata ai cosiddetti giornali minori. Finora nelle varie trattazioni storiche che ebbero come argomento la stampa partigiana italiana dell'Istria! a questi fogli non venne data la dovuta attenzione vuoi per la difficoltà di poter consul- tare tutti gli esemplari solo in piccola parte conservati nei singoli mu- sei, vuoi per la similitudine delle testate che rende un po’ imbarazzante qualsiasi esame, ma il più delle volte a causa della vasta distribuzione territoriale di questi giornali. Ecco perché anche nelle varie elencazioni dei fogli partigiani italiani elaborate finora il numero dei giornali citati varia da autore ad autore.
Finora tutti sono stati trattati alla stregua di giornali ciclostilati, di maggior o minore importanza magari, ma sempre giornali, ad ecce- zione forse delle «Radio-Notizie» ritenute sempre dei veri e propri bol- lettini. L'unica classificazione che venne fatta riguarda il loro rango, in quanto furono suddivisi in fogli di carattere regionale («La Libertà», «Il Nostro Giornale», «Lottare», «Noi Giovani», «La Donna Istriana») e locale (tutti gli altri). Generalmente era così. Ma, come del resto era- no stati concepiti tutti, nessuno escluso, avevano dei ruoli ben distinti. In primo luogo essi si dividevano in due categorie principali: giornali veri e propri che potevano riconoscersi anche dal nome («La Libertà», «Il Nostro Giornale», «Lottare», «La Nostra Lotta», «La Voce del Po- polo») e bollettini o notiziari. Le riviste «Noi Giovani» e «La Donna Istriana» rappresentano un caso specifico.
Dopo la ripartizione amministrativa della Regione istriana in quat- tro distinti circondari (gennaio 1944) e la creazione dei Comitati popo- lari con i rispettivi organismi e organizzazioni, furono costituite anche delle apposite Sezioni propaganda, o «Propodjel» circondariali, con pro- prie tipografie, che si affiancarono all'attività dell’Agit-prop regionale nel cui ambito era già in funzione un'attivissima sezione italiana. Quasi sempre questi centri erano alle dipendenze o del Partito (Agit-prop), op- pure del Potere popolare — CPL (Propodjel — Sezione propaganda) — e più tardi anche del Fronte popolare di liberazione. Generalmente, però, operavano in comune registrando con proprie sigle e simboli le rispet- tive pubblicazioni.
14. Giacomo Scotti: »Breve storia della stampa della mostra minoranza« — Panorama, Fiume n. 18—19—20 del 1959. Luciano Giuricin: «Il contributo degli Italiani dell'Istria e di Fiume alla LPL» — Supplemento di «Panorama», Fiume n. 23, 15 dicembre 1961. A Bressan — L. Giuricin: «Fratelli nel sangue», Edit, Fiume 1964. Luciano Giunicin: «La stampa italiana in Istria dalle origini ai giorni nostri» — «Pa- zinski memorijal», Pisino 1970. Giacomo Scotti: «La stampa partigiana dell'Istria in lingua italiana« — «Quaderni« vol IV, Centro di ricerche storiche Rovigno 1974-1977.
L'esigenza di informare con la massima rapidità possibile i combat- tenti e la popolazione su tutti gli avvenimenti politici che si verificavano e sull'andamento al fronte, nonché quella ancor più importante di com- battere e neutralizzare la propaganda nemica che strombazzava a spron battuto le «vittorie» naziste sminuendo quelle alleate e denigrando il movimento partigiano, avevano fatto nascere come funghi, in ogni lo- calità anche la più piccola, bollettini e notiziari che all’inizio venivano fatti a mano, o battuti a macchina in poche copie e che venivano divul- gate tra i militanti e gli attivisti del MPL, moltiplicandosi man mano. Le notizie dovevano essere quanto più fresche, varie e incisive. Veni- vano raccolte seguendo i vari notiziari radio nemici (poi elaborati), quelli alleati e sfruttando tutti i canali più veloci per ottenere quanto più notizie dalla Jugoslavia, dalla regione e, naturalmente, dalle località interessate. In breve tempo per poter espletare questo lavoro vennero creati dei veri e propri apparati con diversi addetti ed esperti. Così dai primitivi bollettini sorsero veri e propri notiziari ciclostilati ad una e anche a più pagine.
Le prime «Radio-Notizie» uscirono a Rovigno, Pola, Parenzo, Albo- na, Pinguente, e in altre località ancora, per lo più ciclostilate, ma anche, come abbiamo accennato, dattiloscritte: è il caso del «Bollettino» e più tardi del «Bollettino di guerra» uscito in lingua